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MEDICINA E PSICOTERAPIA
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È sempre difficile presentarsi, dire di sé, senza cadere nell’'autocelebrazione o  scivolare  nel ridicolo. La maggior parte degli esseri umani per fortuna prova imbarazzo. Non tutti, è vero. Eppure è la prima cosa che si fa quando si incontra qualcuno. Si saluta e ci si presenta. Non è solo questione di buona educazione ma per noi Sapiens sapiens è anche il modo più semplice per regolarci su come bisogna comportarsi con chi abbiamo di fronte, visto che abbiamo atrofizzato alcune capacità più tipiche di “specie meno evolute” quali annusarsi, mostrare i denti, arruffare il pelo.
Premesso che noi non siamo quello che facciamo, non siamo i nostri titoli e nemmeno quello che abbiamo, io non sono Ciro Ruoppolo ma mi chiamo Ciro Ruoppolo e non sono un medico psicoterapeuta ma faccio il medico psicoterapeuta.
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Chi sono è dunque una questione che non credo si possa affrontare facilmente e tantomeno dalle pagine di un sito che presenta il mio lavoro, quello che faccio.

Quando al primo incontro della formazione in psicoterapia sistemico relazionale che iniziai nel 1996 all’'stituto di Terapia Familiare di Napoli con il dottor Giuseppe Ruggiero e la dottoressa Rossella Aurilio, mi chiesero di presentarmi scegliendo di dire  tre cose di me, io esordii dichiarando che ero un essere umano.

Resto ancora di quel parere. Se proprio devo dire chi sono, io sono un essere umano. Homo deriva da Humus, terra, fango, e credo che questa caratteristica insita nel nome della nostra specie, Homo Sapiens sapiens, fango che sa di sapere, debba ricordarci che Humilitas, l’umiltà, che deriva pure da humus, dovrebbe essere la nostra caratteristica migliore, umiltà, non falsa modestia, quindi sono un umile umano.

Chiarito questo, voglio dire che sono nato a Napoli 03(dove nasciamo conta) nel 1964, città a cui sono legato visceralmente sentendone l’eredità difficile e la vocazione antica nel sangue e che sono sposato e papà di tre figli maschi. Mi reputo un discreto e curioso esploratore, suono il pianoforte e l’organo e mi piace leggere, soprattutto poesie, dipingere e fotografare. Ho girato un po’ per il mondo restando innamorato dell’India e della cultura orientale e dopo aver conseguito la laurea in medicina alla Federico II, mi sono interessato dapprima di pediatria e successivamente del mondo delle dipendenze patologiche, collaborando con alcune Comunità Terapeutiche, Il Camino di Monte Faito, La Scheggia di Varcaturo e La Tenda di Napoli.

Per finire, dopo la specializzazione come psicoterapeuta ho collaborato dal 2000 prima con l’Istituto di Terapia Familiare di Napoli, ITFN,  e dal 2003 con l’Istituto di Medicina e Psicologia Sistemica, IMEPS, fondato e diretto dal dottor Giuseppe Ruggiero, dove ho seguito il percorso per diventare insegnante di psicoterapia (didatta è il termine usato) e dove attualmente insegno a psicologi e medici che vogliono diventare psicoterapeuti. Da circa sei anni inoltre come medico specialista ambulatoriale in psicoterapia, lavoro nei Servizi per le Dipendenze Patologiche,  conosciuti come SerT, prima ad Aversa con il dottor Antonio D’Amore, e dal 2009 all’ASL Napoli 1 Centro, distretto 30 Miano San Pietro a Patierno, con la dottoressa Marina Siconolfi. Questo è il mio “curriculum vitae”, quello che ci tengo a comunicare, metter-in-comune, con chi visita il mio sito.

Concludo rimandando a un testo di una delle mie poetesse preferite, Wislawa Szymborska Premio Nobel per la Letteratura 1996.

 

Scrivere il curriculum 

 

Cos’è necessario?

È  necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.

A prescindere da quanto si è vissuto
il curriculum dovrebbe essere breve.

È d’obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e ricordi incerti in date fisse.

Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.

Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all’estero.
L’'appartenenza a un che, ma senza perché.
Onorificenze senza motivazione.

 

Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.

Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.

Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l’orecchio scoperto.
È  la sua forma che conta, non ciò che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.

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